lunedì 1 febbraio 2016

L'Iran verso il rinnovo del Parlamento (e non solo)



Il 26 febbraio 2016 si terranno le elezioni parlamentari in Iran, momento importante per valutare l'orientamento dell'elettorato persiano all'indomani dei viaggi in Europa del Presidente della Repubblica Rohani, dell'Accordo di Vienna e di tre anni di governo. Un test importante anche per l'esecutivo quindi, il quale dovrà presentarsi agli elettori l'anno prossimo per le presidenziali. 

Ma in ballo c'è anche il rinnovo dell'Assemblea degli Esperti, organo istituzionale composto da una novantina di membri, esperti di materie religiose e di diritto islamico, che rimarranno in carica 8 anni. Tra i compiti di questo organismo, quello molto delicato della scelta della Guida della Rivoluzione, in caso di dipartita dell'attuale capo carismatico, l'Ayatollah Khamenei. 

Vista l'età avanzata di quest'ultimo, molti analisti concordano che l'Assemblea eletta quest'anno, dovendo rimanere in carica per otto anni, con una buona probabilità avrà il compito di designare il successore di Khamenei.

Quindi, la tornata del 26 febbraio, che poi avrà una seconda fase in primavera, sarà molto importante per il futuro del paese persiano e per gli equilibri interni di potere. 

Per quello che riguarda il rinnovo dell'assemblea legislativa, possiamo dire che sino a questo momento sembrerebbe profilarsi uno scontro tra due fazioni principali, ovvero da un lato un gruppo di potere guidato dal binomio Rohani-Larijani (quest'ultimo attuale capo dei conservatori in Parlamento e Presidente del potere legislativo stesso), con la figura dell'ex Presidente Rafsanjani come padrino, e dall'altro i conservatori che non si riconoscono più nel progetto, giudicato eccessivamente centrista e filo-governativo, di Ali Larijani.

In pratica avremmo a che fare con un nuovo assetto del bipolarismo iraniano, non più conservatori contro riformisti, ma conservatori contro centristi, con una emorragia dei membri della prima fazione verso la seconda, oggi egemone all'interno del potere esecutivo guidato da Rohani. 

Qui rischiano di scomparire completamente dalla scena del prossimo Parlamento sia i riformisti, i quali candidati sono stati spesso oggetto di un severo giudizio da parte della Corte costituzionale di Teheran, che ha bocciato molte candidature di quell'orientamento, sia i conservatori vicini a Misbah Yazdi, di orientamento più radicale rispetto alla fazione di Larijani, i quali vedrebbero ridurre la propria presenza al minimo. 

Per non parlare poi di eventuali sostenitori dell'ex Presidente Ahmadinejad, totalmente fuori dalla contesa, visto che lo stesso Ahmadinejad attraverso un comunicato ufficiale ha fatto sapere che non sosterrà alcuna lista. 

In pratica, la maggioranza del prossimo Parlamento iraniano o sarà in mano all'asse Rohani-Larijani (ovvero una conferma dell'attuale maggioranza), o vedrà, ipotesi meno probabile, l'emergere di una nuova componente conservatrice, delusa dall'operato del governo e che considererebbe Ali Larijani una sorta di traditore della causa conservatrice. 

Certamente la gente comune non sembra essere entusiasta del nuovo corso rohanista, soprattutto per una situazione economica che non tende a decollare, nonostante le promesse del governo; ma d'altro canto non sembra esserci, almeno per le prossime elezioni del Parlamento, una vera alternativa all'attuale classe dirigente.  

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