sabato 9 maggio 2015

Russia “occidentale” o eurasiatica? Nota alla lettera di Berlusconi al Corriere

Ali Reza Jalali
Viste le innumerevoli tensioni accumulate negli ultimi anni tra l’Occidente e la Russia, giunte alla loro apoteosi con la crisi ucraina, i leader occidentali hanno deciso di boicottare la parata militare e le cerimonie commemorative per la fine della seconda guerra mondiale sul suolo europeo del 9 maggio a Mosca. Il tutto è abbastanza clamoroso e senza precedenti negli ultimi anni, visto che almeno in linea teorica questi festeggiamenti riguardano la vittoria sul nazi-fascismo, per cui sono tutto sommato una grande occasione per ribadire, dal punto di vista dell’Occidente liberal-democratico, il trionfo dei valori del diritto-umanismo sul razzismo e sulle barbarie.
L’assenza dei leader del “mondo libero” a Mosca però segna il fatto importante che le relazioni con la Russia di Putin si sono incrinate a tal punto da giustificare il boicottaggio di un evento simbolico di notevole importanza per delle nazioni che, per difendere i valori che hanno trionfato sulla Germania nazista, sono disposte spesso anche a impugnare le armi e a causare una quantità innumerevole di morti, anche in epoche più recenti, in spregio al diritto internazionale, come nel caso dell’Iraq e della Jugoslavia.
Proprio per questo Silvio Berlusconi si è sentito in dovere di scrivere una epistola al direttore del Corriere della Sera, lettera pubblicata recentemente (http://www.corriere.it/esteri/15_maggio_09/berlusconi-l-occidente-l-errore-voler-isolare-russia-putin-23f5b560-f617-11e4-a548-cd8c68774c64.shtml). In questo testo Berlusconi, vecchio amico di Putin, sottolinea come l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come l’ex presidente del Consiglio “ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”. “Quella tribuna sulla piazza Rossa – continua Berlusconi – sulla quale di fianco a Putin siederanno il Presidente cinese, il Presidente indiano, gli altri leader dell’Asia, non certificherà l’isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell’Occidente.”
E ancora: “Davvero pensiamo, dopo decenni di guerra fredda, che sia una prospettiva strategica lucida quella di costringere la Russia ad isolarsi? Costringerla a scegliere l’Asia e non l’Europa?” Le affermazioni di Berlusconi sembrano evidentemente quelle di uno statista responsabile che tiene a ribadire l’importanza strategica di mantenere per l’Occidente delle relazioni amichevoli con la Russia; ciò è evidentemente legittimo, e per chi auspica, come chi scrive, l’edificazione di un ordine mondiale più giusto e multipolare, sacrosanto. Ma i problemi sorgono, proprio per chi abbia a cuore le sorti del mondo in senso multi-lateralista, se si sottolineano gli obiettivi che Berlusconi, e i (neo)conservatori alla Berlusconi (o alla Tea Party), vuole raggiungere con questi toni apparentemente filorussi. Ed è qui che le nostre posizioni si divaricano profondamente.
Nella lettera scritta al Corriere l’ex presidente del Consiglio sottolinea infatti come l’impegno occidentale dovrebbe essere quello di una Russia integrata nel sistema occidentale, in prospettiva di un migliore bilanciamento dello sforzo che sta portando avanti l’Europa, in combinazione con gli USA, per rallentare la crescita delle potenze asiatiche ed orientali. In pratica, Berlusconi, quando afferma che la Russia dovrebbe far parte dell’Occidente, e con tono preoccupato dice che la Russia oggi, per via della miopia della leadership occidentale, sta scegliendo l’Asia e non l’Occidente, esterna con veemenza l’idea huntingtoniana dello scontro di civiltà tra Occidente e Oriente, tra quel famigerato asse occidentale e il mondo asiatico (sino-islamico) di cui parlava il politologo americano, in cui la Russia è, per via della sua scelta occidentalista, di fatto neutralizzata e normalizzata.
E’ ovvio che chi scrive non ha la pretesa di vedere una Russia asiatica, che sarebbe anche innaturale vista la storia e la cultura del gigante russo, ma voler “occidentalizzare” Mosca equivarrebbe ugualmente a una forzatura, visto che l’identità russa è e rimane a cavallo dei due mondi, un paese europeo per gli asiatici e parzialmente straniero per gli occidentali. Chi vuole promuovere un mondo di pace e stabilità, non può chiedere alle nazioni di negare e sopprimere la propria identità storica, non possiamo chiedere alla Francia di islamizzarsi o al mondo musulmano di occidentalizzarsi tout court, così come non possiamo imporre, perché oltre le parole sdolcinate questo è quello che si vuole fare, l’occidentalizzazione alla Russia, nemmeno forse per allearcisi contro le barbarie orientali, ma solo per neutralizzare la sua volontà di potenza, visto che, tutto sommato, l’occidentalizzazione dei costumi ha come principale conseguenza la mortificazione del sentimento patriottico e porta ad una progressiva pacificazione della società, la quale piano piano inizia a preferire un modello sociale improntato al consumismo e quindi al rilassamento dei costumi che non a inculcare alla gioventù valori che possano promuovere il progresso etico della comunità, come d’altronde spiegava anche Fukuyama nel suo saggio sulla fine della Storia.
Insomma, l’appello di Silvio Berlusconi non è finalizzato necessariamente alla promozione del cosiddetto multipolarismo, ma semplicemente ad una valutazione pragmatica occidentalista, ovvero alla constatazione che nello scontro geopolitico e di civiltà con le “barbarie orientali”, è meglio avere una Russia filo-occidentale, meglio ancora se neutralizzata dall’interno dal punto di vista culturale, che non una Russia asiatica. Nello scontro di civiltà in atto tra Occidente e Oriente, scontro che maschera la natura geopolitica della diatriba, così come la guerra fredda la mascherava ideologicamente, c'è chi vorrebbe una Russia alleata dell'Occidente, non però per disinnescare lo scontro, ma per vincere la guerra contro l'Oriente. Io vorrei invece disinnescare lo scontro, è molto diverso...

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