mercoledì 24 settembre 2014

I bombardamenti americani in Siria, Leo Strauss, Gulliver


 

Ali Reza Jalali

 

Da quando sono iniziati i radi americani in Siria contro i gruppi islamisti avversari del governo siriano nel nord del paese arabo, gruppi che sono stati ampiamenti finanziati dagli stessi USA tramite i propri alleati regionali, gli stessi che stanno ora aiutando gli USA – mi riferisco principalmente alle monarchie arabe del Golfo Persico – una domanda ha iniziato ad assillarmi: come interpretare in modo razionale questo evento che ha del clamoroso, visto che di fatto sta mettendo in difficoltà gli oppositori di Assad?

Lo stesso governo damasceno è stato informato degli attacchi e il comunicato ufficiale del Ministero degli esteri non sembra indicare molto dispiacere da parte di Damasco. Vi sono varie ipotesi da prendere in considerazione: una è che l’America è veramente in preda alla schizzofrenia. Prima si sostengono gli oppositori di Assad, poi si interviene in Siria, non per aiutare gli oppositori – interessante notare che i raid non sono, come si era detto in precedenza, solo contro l’ISIS, ma anche contro altri gruppi -  ma per bombardarli, tutti, islamici più o meno radicali, più o meno fanatici.

Se prendessimo per buona questa ipotesi sarebbe inutile continuare a dibattere: la più grande potenza del mondo è dominata da folli senza una strategia precisa – a dire il vero Obama qualche tempo fa lo ha ammesso – e ciò vuol dire che tutto il mondo è in pericolo: l’America con la sua forza distruttiva potrebbe in futuro fare sciocchezze simili, anche su scala più ampia, mandando il mondo a rotoli, considerando anche il suo potenziale nucleare. Ma qualcosa, in fondo, mi dice che questa ipotesi è abbastanza grossolana. Aver creato una potenza politica gigantesca presuppone una strategia precisa, il caso può essere decisivo e la follia è sempre possibile, ma l’America ha oggettivamente ancora una forza tale da indurmi a credere che questa ipotesi sia quanto meno imprecisa.

Procediamo dunque: un’altra idea che mi viene in mente è che – soprattutto alla luce del coinvolgimento dell’Arabia saudita nell’attacco contro l’ISIS, ovvero il principale sponsor degli oppositori siriani di matrice salafita – i paesi arabi anti-Assad, non essendo riusciti a convincere gli americani a bombardare i governativi, per tutta una serie di motivi, ora invece, con lo spauracchio del terrorismo islamico e una possibile riedizione dell’11 settembre abbiano almeno convinto gli USA a bombardare, sempre in Siria, i ribelli più fanatici, preparando con clama il terreno a una zona cuscinetto a nord, per poter un domani, chissà, promuovere un intervento di terra dalla Turchia. In questo modo si creerebbe un mix di interventismo sul terreno e azioni aeree, con la possibilità di prendere Aleppo e farne una Bengasi siriana.

Questa seconda ipotesi già è più credibile e verosimile della prima. Ma visto che non ne sono certo – in questi anni ho imparato che a quelle latitudini può veramente succedere tutto e il contrario di tutto, in pochissimo tempo – anche su ciò rimango perplesso.

Almeno in una cosa però sono certo: l’intervento americano in Siria è molto simile al modus operandi yankee in Pakistan. Lì gli americani da diversi anni compiono raid aerei contro gli estremisti islamici, anche senza un coordinamento col governo centrale. Certo, si potrà obiettare dicendo che il Pakistan è un alleato di Washington e la Siria di Assad no. Ma se tralasciassimo questo fatto, ora la situazione sarebbe veramente simile: un governo centrale che non controlla alcune aree del paese, estremisti islamici tra gli oppositori del governo – estremisti che spesso hanno flirtato con gli americani e coi sauditi – raid americani sporadici che colpiscono i terroristi, ma anche i civili, come è già successo in Siria, senza però riuscire a debellare completamente il problema islamista.

Non riesco a trovare uno scenario più simile, visto che in Iraq in ogni caso il governo centrale quasi non esiste – lo stesso dicasi di contesti come quello libico o afghano – e altre situazioni, vedi l’Egitto, sono troppo diverse e non c’è uno stato di guerra paragonabile alla situazione siriana.

In ciò un fatto psicologico e strategico è fondamentale: l’America sembra, apparentemente, che stia facendo un “favore” a pakistani e siriani. A rigor di logica, sta bombardando degli oppositori di questi governi. Ma come concretizza tutto ciò? Con uno stile e una forma molto discutibili, ovvero senza né chiedere l’autorizzazione al governo del paese bombardato, né curarsi più di tanto del fatto che le zone bombardate sono comunque piene zeppe di civili (Se Assad bombardava le città era un “assassino di bambini”, lo fanno gli americani va tutto bene). Una volta constatato ciò, mi è passato per la mente un intellettuale americano, il celebre Leo Strauss, uno dei padri del neoconservatorismo americano. Egli esplicitamente aveva teorizzato questo modus operandi: l’America – diceva Strauss – in quanto grande potenza democratica, è legittimata a essere il gendarme del mondo, un gendarme buono che vuole il bene del mondo. Il bene del mondo, la pace, la democrazia e la libertà sono beni troppo importanti e per garantire la stabilità e il predominio del bene sulle forze del male - forze che oggi potrebbero essere rappresentante sia dal terrorismo islamico, sia dai regimi autoritari o dalle semi-democrazie del terzo mondo - bisogna non farsi scrupoli.
 
 
 
 

Le crisi internazionali e le problematiche si devono risolvere – ovviamente il “si deve” è riferito al gendarme del mondo – a tutti i costi, anche al prezzo di umiliare le altre nazioni. Addirittura il gendarme del mondo - gli USA - può intervenire per togliere le castagne dal fuoco agli altri, evidentemente incapaci di risolvere i propri problemi da soli, a costo di umiliare e vilipendere i “nemici”, ma anche al costo di offendere pesantemente chi deve essere salvato.

L’esempio che Strauss pone in essere è quello del gigante Gulliver che per salvare Lilliput da un incendio, urina – essendo lui un gigante – in testa ai suoi abitanti, dei nani. Gulliver (il gendarme del mondo, un gigante in mezzo a un mondo di nani) salva Lilliput dall’incendio, urinando, quindi umiliando i nani (1).

Il modus operandi che vediamo oggi laggiù non è dissimile: non penso che l’America voglia salvare Assad, ma in ogni caso l’azione USA ha come conseguenza un fatto importante. Il governo siriano, pur senza coordinazione con la coalizione anti-ISIS, permette il bombardamento di proprie città e della propria gente da parte di aerei stranieri, senza intimidire l’invasore. Ovviamente ora la Siria non ha alcun interesse a abbattere aerei americani, visto che tutto sommato gli USA stanno bombardando i nemici di Assad. Ma rimane il fatto che anche la Siria è entrata ufficialmente nell’alveo dei paesi del Medio Oriente in cui gli statunitensi bombardano, il governo o i ribelli a questo punto poco cambia: Siria, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Yemen. La sovranità dello stato moderno in quelle regioni è sempre stata una conquista difficile, ma anche quel poco di autorità statale conquistata si sta sempre di più riducendo. Nelle macerie del Medio Oriente rimangono pochi giganti e molti nani. Leo Strauss docet.

 

1-      Al riguardo vedi Shadia B. Drury, The Political Ideas of Leo Strauss, Updated Edition, p. 39    

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