venerdì 30 agosto 2013

Se Obama diventa Bush

Se Obama diventa Bush

Alireza Rezakhah Khorasannews
Obama-Bush_Nort_t607Nelle ultime settimane l’attenzione dei media internazionali si era concentrata sull’Egitto, sul colpo di stato e sull’alto numero dei morti nelle piazze del Cairo; la crisi era talmente pesante che molti governi hanno deciso di alzare la voce per condannare le violenze. L’Arabia Saudita allora decideva di sostenere i militari e gli Stati Uniti prendevano una posizione ambigua, sottolineando l’importanza del rapido ristabilimento del “processo democratico”. Negli stessi giorni della crisi egiziana, in Libano un attentato in un quartiere di Beirut, ovvero una bomba, causava decine di morti, mentre dopo due gironi dall’attentato la diplomazia saudita si metteva in moto e avvertiva l’UE di non mettersi contro i militari egiziani. Eloquente al riguardo la visita improvvisa del minitro degli esteri di Riad a Parigi. Infatti, mentre l’Europa sembrava intenzionata a punire i militari egiziani per il golpe contro i Fratelli Musulmani, i sauditi ribadivano il fatto che non avrebbero lasciato l’Egitto nella crisi economica, grazie ad un “aiuto” finanziario al governo provvisorio, che rischava di non ricevere più i finanziamenti europei. Qualche giorno dopo arrivava “puntuale” l’attentato a Tripoli, questa volta contro la comunità sunnita libanese (mentre l’attacco di Beirut era contro gli sciiti, anche se tra i morti a dire il vero c’erano pure dei sunniti). Dopo pochi giorni infine, i media hanno dato la notizia di un attacco con armi chimiche alla periferia di Damasco. Questa però non era la prima volta negli ultimi mesi che i ribelli siriani pretendevano che i governativi avessero usato le armi di distruzione di massa. Infatti qualche tempo fa gli oppositori di Assad avevano avuto la stessa pretesa e il presidente americano Obama aveva parlato della famosa “linea rossa”, ovvero che l’uso delle armi chimiche sarebbe stato il motivo che poteva giustificare un intervento straniero in Siria, a salvaguardia della popolazione civile.
Nelle occasioni precedenti però Carla Del Ponte, membro del comitato ONU per la tutela dei diritti umani in Siria, aveva affermato con certezza che le armi chimiche in Siria erano state utilizzate dai ribelli e non dal regime; notizia questa non molto propagandata dai media internazionali. Nella vicenda riguardante gli ultimi giorni però, questione che ha fatto immediatamente dimenticare a tutti la crisi egiziana, l’Occidente si è detto pronto a intervenire militarmente anche fuori dalla decisione dell’ONU: ciò è molto importante perché è la prima volta che USA, Francia e Gran Bretagna prendono una posizione del genere dall’inizio della crisi siriana nel 2011. Sei anni fa i media nordamericani avevano diffuso delle notizie riguardanti la stretta collaborazione tra i sauditi e il governo Bush per indebolire l’asse Iran-Siria-Hezbollah. Allora si disse che il governo americano avesse deciso di cambiare alcuni approcci nei confronti di certe organizzazioni islamiste, vicine alla rete di Al Qaida, soprattutto in Libano, per iniziare un progetto riconducibile al confronto con Hezbollah sul territorio libanese. I sauditi quindi avevano il compito in quella situazione di finanziare i gruppi radicali in Libano, mentre gli americani si dovevano occupare di far pressione al governo siriano per convincerlo a non sostenere più Hezbollah e a trattare con gli israeliani.
Oggi, a distanza di sei anni, con una nuova amministrazione USA, guidata da Obama, siamo dinnanzi allo stesso progetto. Un decennio fa gli USA guidarono una coalizione contro l’Iraq; allora come oggi, il pretesto dell’attacco fu la presenza delle armi di distruzione di massa. Oggi la vittima designata sembra la Siria, sempre con la scusa delle armi chimiche. I mediorientali si ricordano bene di come andò la guerra contro l’Iraq e di come le pretese occidentali si rivelarono infondate, però l’amministrazione americana sembra voler ripercorrere la stessa drammatica strada. Addirittura oggi, è lo stesso Colin Powell, uno dei principali artefici dell’attacco contro l’Iraq, a mettere in guardia Obama; recentemente l’ex segretario di Stato ha detto: “Pensare che possiamo cambiare tutto in poco tempo, solo perché siamo l’America, è una cosa sbaglata”. Obama ci dovrà riflettere bene.
Traduzione di Ali Reza Jalali

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